Gallo Nero, Re di Toscana

Pubblicato il 10 ottobre 2019

Alle colline del Chianti Classico i riconoscimenti più alti della critica, dal numero record di Tre Bicchieri assegnato dal Gambero Rosso ai punteggi stellari dei critici come Antonio Galloni, Monica Larner e James Suckling. Complice un’annata iconica come la 2016, la trecentesima vendemmia dal primo ufficiale riconoscimento come zona di produzione di origine

Sono finiti i tempi del fiasco, come ricordava a giugno sul New York Times il critico Eric Asimov. Il Chianti Classico, mentre i produttori stanno portando in cantina le uve di una vendemmia eccezionale, come si preannuncia essere la 2019, è incoronato dalla critica italiana e internazionale come uno dei vini migliori del Bel Paese, capace di stupire piacevolmente chi avrà la pazienza di attenderne le evoluzioni in bottiglia nei prossimi anni.

Anziché Re di Toscana, sarebbe più appropriato il titolo di Granduca, in omaggio a Cosimo III de’ Medici, che con lungimiranza nel 1716 ha delimitato la zona di produzione dell’odierno Chianti Classico DOCG. La trecentesima vendemmia della regione del Gallo Nero ha riscosso un successo quanto mai opportuno.

La Guida del Gambero Rosso che attribuisce gli ambiti Tre Bicchieri, come punteggio massimo, ha premiato 24 Chianti Classico, un record nello storico della denominazione, ma anche un record in ambito regionale: il Gallo Nero distacca nettamente i suoi colleghi toscani e arriva secondo a livello nazionale nell’edizione 2020, dietro al solo Barolo che vede premiata solo un’etichetta in più.

Sulle colonne di Gazzetta dello Sport la classifica dei Best Italian Wine Awards premia una Gran Selezione di Castellina in Chianti, vendemmia 2014, a dimostrazione del fatto che, anche in annate meno fortunate, i produttori del Gallo Nero hanno saputo mantenere con coerenza il loro impegno verso la qualità.

Oltre un terzo delle corone della Guida del Touring Club “Vinibuoni d’Italia”, specializzata in vitigni autoctoni, va al Chianti Classico (16 etichette su 45 premiate in Toscana), evidenziando la forte identità del Chianti Classico fedele alle sue radici. Daniele Cernilli, alias Doctor Wine, firma la guida Guida Essenziale ai Vini d’Italia, tra cui figura la Barone Ricasoli come azienda dell’anno e moltissimi Chianti Classico tra i 98 e i 95 punti.

Anche all’estero la vendemmia 2016 del Chianti Classico ha convinto in modo unanime la critica, che la premia come annata di grande eleganza e armonia, anzi, addirittura viene definita un punto di riferimento con cui misurarsi in futuro (A modern day benchmark, Antonio Galloni). Sebbene i punteggi più alti (pari o superiori ai 95 punti) siano per lo più attribuiti ai Chianti Classico Gran Selezione, non mancano anche vini Riserva o Annata in cima alle classifiche di Antonio Galloni di Vinous.com (10 etichette con punteggi pari o superiori ai 95 punti), Monica Larner di Wine Advocate (31 etichette), James Suckling (31 etichette) e Bruce Sanderson di Wine Spectator (11 etichette). Come è d’uso sulle riviste americane, sono indicati per ciascuna etichetta il periodo migliore per degustarla – e il Chianti Classico è unanimemente riconosciuto come vino capace di lunghi invecchiamenti.

Il Chianti Classico può ben dirsi quindi la denominazione più premiata del panorama toscano.

 

Vendemmia 2019. Si preannuncia un’annata classica. Le piogge primaverili hanno permesso la creazione di importanti riserve idriche, adatte a affrontare un’estate moderatamente calda e caratterizzata da ridotte precipitazioni. Il clima mediamente più rigido e umido nella prima metà dell’anno ha lievemente ritardato il ciclo vegetativo della vite rispetto agli ultimi anni, con un cadenzarsi dei tempi che ricorda le grandi annate degli anni ’80. A un’estate calda ma regolare, senza particolari picchi di calore o abbondanti precipitazioni, è seguito un settembre caratterizzato da bel tempo e grandi escursioni termiche, che hanno permesso la perfetta maturazione fenolica delle uve. In cantina in questi giorni vengono portate uve perfettamente sane e a livello di quantità prodotte si è in linea con il 2018. Anche se è ancora presto per i giudizi finali, tutto fa auspicare un’altra annata “stellare” per il Chianti Classico Gallo Nero.