Madrevite: nasce il primo blog dedicato al Gamay del Trasimeno

Pubblicato il 19 giugno 2021

Uno spazio interamente dedicato al Gamay del Trasimeno. Chi altri poteva crearlo, se non Madrevite, l’azienda ambasciatrice di questo vitigno da quasi 20 anni.

Il blog “Gamay del Trasimeno (www.gamaydeltrasimeno.com) è da ieri online e sarà la vostra guida alla scoperta di questa varietà che da oltre 400 anni viene coltivata in Umbria, sulle rive del lago Trasimeno.

Dalla vigna al digital, è proprio il caso di dirlo. Oltre al blog, infatti, sono stati lanciati anche le pagine social Instagram e Facebook per raccontare la vita di questa straordinaria cultivar.

Nel blog è proprio il Gamay del Trasimeno a raccontarsi ed a svelare la sua storia, le sue origini e le sue abitudini: un ritratto a 360 gradi di un vitigno unico, erroneamente associato al Gamay coltivato nella regione francese del Beaujolais, che in Umbria ha trovato il suo habitat ideale.

Le recenti ricerche ampelografiche sostengono che si tratta dello stesso vitigno che troviamo in Sardegna come Cannonau, in Veneto con il nome di Tai Rosso, e in Francia e Spagna rispettivamente come Grenache e Garnacha.

Per Madrevite si tratta del vitigno che più rappresenta l’azienda. Qui il Gamay dimora in un piccolo vigneto in cima alla collina, ed è il frutto della grande dedizione del nonno Zino, che negli anni settanta innestò le antiche barbatelle di un vigneto secolare.

Quel patrimonio tanto carico di biodiversità è stato ripropagato e ricostituito e oggi elargisce uve sapide e croccanti che conferiscono al vino fragranza ed eleganza.

Nicola Chiucchiurlotto, titolare di Madrevite, continua la ricerca della perfetta sintesi tra una sapiente gestione agricola mutuata dalla tradizione e una costante e attenta ricerca di tutte quelle acquisizioni tecnologiche che aiutano la viticoltura attuale a produrre una materia prima di qualità che esprima pienamente le caratteristiche ineguagliabili del territorio.

«Rimango sempre un vignaiolo legato alla terra ed alle sue viti – tiene a precisare Nicola -, e proprio per questo credo che si debba dare spazio al racconto della storia unica di un vitigno che rappresenta un fil rouge della cultura vinicola del Mediterraneo».