Un’anfora “gioiello” per la massima espressione del Verdicchio dei castelli di Jesi

Pubblicato il 2 ottobre 2021

Tombolini, storica casa vinicola delle Marche, per i suoi 100 anni presenta le novità frutto del nuovo corso

Nell’anno in cui compie un secolo di storia, Tombolini presenta l’annata 2020 di Castelfiora e Doroverde, nati dal nuovo corso intrapreso dalla storica casa vinicola delle Marche. Due vini che rivelano la svolta impressa da Carlo Paoloni, pronipote del fondatore Sante e figlio di Fulvia Tombolini, che oggi guida lo sviluppo dell’attività di famiglia portando avanti un progetto improntato al recupero di una storia che ha pochi eguali nelle Marche e all’esaltazione del carattere unico del Verdicchio dei Castelli di Jesi.

Cura estrema dei vigneti di proprietà (di cui 8 ettari già certificati bio e i restanti 22 in conversione), raccolta manuale solo dei migliori grappoli, sperimentazione in cantina e restyling dell’iconica Anfora, sono gli ingredienti alla base di questo nuovo corso.

“In questi anni – spiega Carlo Paoloniabbiamo portato avanti un lungo lavoro per rimettere al centro di tutto l’identità del Verdicchio dei Castelli di Jesi. Lo abbiamo fatto partendo dallo studio dei nostri suoli e sperimentando in cantina con materiali e tecniche innovative per la nostra DOC. Festeggiamo un secolo di storia con due vini che rivelano un cambio di stile epocale. Eleganti e complessi, con il carattere chiaramente riconoscibile del vitigno, ma anche decisamente innovativi. Castelfiora 2020 è frutto di approfonditi studi sul miglior utilizzo di contenitori in legno con uve Verdicchio. Buona parte del vino affina in barili di rovere francese, dalle diverse tostature e grane, per circa 10 mesi, mentre una parte passa attraverso macerazioni di vario tipo, incluso in otri di ceramica. È un Verdicchio straordinario, che può evolvere in bottiglia per decenni mantenendo un’intatta freschezza”.
A sottolineare la svolta è la nuova Anfora Tombolini “100 anni” che rivisita l’iconica bottiglia adottata da Tombolini già nel 1954. Progettata in collaborazione con Doni & Associati, che ha realizzato anche le etichette di entrambi i vini, la nuova Anfora è verde come i riflessi del Verdicchio, slanciata come una renana, con il collo lungo e i fianchi appena accennati. Una bottiglia “gioiello” che comunica una perfetta corrispondenza tra l’eleganza del contenitore e quella del suo contenuto.

L’idea di re-inventare l’Anfora e di usarla per i nostri vini di punta – spiega Carlo Paoloni - è un progetto su cui io e mia madre Fulvia ragionavamo da anni, legato alla nostra tradizione di famiglia. Una scelta che va controcorrente, che nasce dal mio punto di vista libero e non condizionato dalle logiche che finora hanno prevalso nella DOC. Crediamo che l’Anfora debba essere sinonimo di vini prestigiosi e di altissima qualità, oltre ad essere simbolo di un territorio e di un vitigno autoctono straordinario. Abbiamo la fortuna di avere un’identità, sarebbe un errore non valorizzarla”.