In Valle d’Aosta la viticoltura non è semplicemente agricoltura: è un atto di resistenza culturale, un dialogo quotidiano con la montagna. È qui, tra i 650 e i 900 metri di altitudine, che prende forma l’identità di Rosset Terroir, azienda famigliare che ha saputo trasformare i limiti imposti dalla natura in punti di forza riconosciuti dal panorama enologico internazionale.
Fondata nel 2001 dalla famiglia Rosset, l’azienda si distingue per vini che nascono su versanti a elevata vocazione viticola, caratterizzati da suoli morenici profondi (fino a 150 cm), a tessitura sabbioso-franca o franco-sabbiosa, con una marcata presenza di scheletro (ghiaia e ciottoli) e un’elevata percentuale di sabbia (oltre il 50%), che garantiscono ottimo drenaggio e buona aerazione radicale. Il contenuto in limo assicura un’adeguata capacità di ritenzione idrica, favorendo l’equilibrio vegeto-produttivo anche in condizioni di stress.
Il carattere della montagna in bottiglia
Queste condizioni pedologiche, abbinate all’altitudine e all’esposizione ottimale, contribuiscono alla produzione di vini precisi, verticali e territoriali, con spiccate doti di freschezza e longevità.
Le viti di Rosset Terroir crescono sul versante sinistro della Dora Baltea — l’Adret — quello più vocato, esposto al sole, dove le escursioni termiche sono marcate, il clima è secco, e la pressione delle malattie ridotta al minimo. Il risultato è una viticoltura eroica, fatta di interventi manuali, terrazzamenti e un’attenzione millimetrica alla pianta.
In cantina, il lavoro si fa ancora più delicato. L’affinamento in anfore di terracotta consente una micro-ossigenazione dolce e costante, capace di rispettare l’integrità aromatica delle uve e restituire vini tesi, precisi, profondamente territoriali.
Vini che raccontano altitudini
I nomi delle etichette — come Sopraquota 900, Pinot Noir 850, Syrah 870, Chardonnay 770 — non sono semplici numeri, ma coordinate di un’identità precisa. Indicano l’altitudine del vigneto d’origine, a sottolineare come il luogo non sia mai solo sfondo, ma protagonista. È proprio da questi pendii impervi che nasce Sopraquota 900 2022, un Petite Arvine che ha conquistato 98 punti da James Suckling, tra i punteggi più alti assegnati a un bianco italiano nell’ultima annata.
Ma i riconoscimenti non si fermano qui: Decanter, The WineHunter Award e numerose guide di settore hanno evidenziato la coerenza qualitativa di tutta la gamma, premiando l’equilibrio tra precisione tecnica ed espressività territoriale.
Radici profonde, visione aperta
Oggi Rosset Terroirproduce circa 50.000 bottiglie ogni anno, di cui il 30% destinate all’estero. Dalla Svizzera al Giappone, passando per Francia, Belgio, Stati Uniti e Indonesia, l’azienda porta nel mondo un’idea chiara:che il futuro del vino italiano passi anche — e soprattutto — da una nuova centralità della montagna.
Il progetto cresce, ma resta fedele alle sue origini. A fianco della produzione vitivinicola, la coltivazione di lamponi, zafferano e génépy dà vita a una linea di distillati artigianali, espressione di un’agricoltura alpina integrata, sostenibile, rispettosa delle stagioni e della biodiversità.
In una regione dove ogni metro di vigna è conquistato alla roccia, Rosset Terroir si fa interprete di un paesaggio che non concede scorciatoie. Ma proprio per questo, sa premiare chi lo ascolta con pazienza. E lo traduce, con eleganza, in un bicchiere.