A Col D’orcia il domani della Slow Wine Coalition

Pubblicato il 4 dicembre 2023

I produttori del vino buono, pulito e giusto nella terra del Brunello, ospiti del Conte Francesco Marone Cinzano, tracciano il percorso della rete, aspettando la Slow Wine Fair 2024

Per la prima volta dalla sua nascita, gli Amici della Slow Wine Coalition, la rete internazionale che unisce i protagonisti del mondo del vino per vincere le sfide del futuro, coniugando la sostenibilità ambientale, la difesa del paesaggio e la crescita culturale e sociale delle comunità, si sono riuniti ieri a Col d’Orcia, nel cuore del Brunello di Montalcino. Ospiti del Conte Francesco Marone Cinzano, le grandi aziende del vino buono, pulito e giusto – Planeta, Ceretto, Felsina, Bertani e Terre Margaritelli –, insieme alla delegazione di Slow Food, guidata da Giancarlo Gariglio, hanno posto le basi per le azioni future della Slow Wine Coalition, partendo dall’analisi della fase delicata che oggi sta interessando il settore vitivinicolo.

Nata con l’ambizione di riunire persone e idee, la Slow Wine Coalition adesso ha bisogno di mettere radici nelle comunità, aggregando i produttori per il raggiungimento di finalità specifiche. È in quest’ottica che Col d’Orcia si è posta in prima linea e, al termine dei lavori, ha aperto le porte ai vignaioli del Brunello di Montalcino e della Toscana, accomunati dalla stessa visione agronomica e del futuro del vino, per un pomeriggio di condivisione e confronto. Tre gli obiettivi principali identificati: promuovere pratiche agroecologiche e rigenerative che favoriscano la biodiversità; identificare e condividere soluzioni per ridurre l’impatto lungo la filiera del vino; rendere il mondo vino più inclusivo e accessibile.

Fertilità e rigenerazione dei suoli: questi i temi da cui iniziare a lavorare e che saranno oggetto Slow Wine Fair 2024 – a Bologna dal 25 al 27 febbraio del prossimo anno – argomenti molto caldi per il settore e da sempre al centro del lavoro di professionisti e ricercatori come Adriano Zago, agronomo ed enologo, consulente e formatore in agricoltura biodinamica, ed Íñigo Álvarez de Toledo, direttore di IDEAA Regeneration Systems, ospiti dell’incontro di ieri.  

A livello commerciale, da prodotto di consumo quotidiano, oggi il vino sconta il suo status di “nemico” della salute, mentre i cambiamenti climatici rendono sempre più impervio il lavoro del vignaiolo. La narrazione, allora, non può limitarsi al vino come bevanda, ma bisogna spostare l’attenzione sui benefici che la viticoltura sa portare ai territori e alle persone. Come gruppo di lavoro, bisogna chiedersi ciò che il vino può fare per l’agricoltura e per il pianeta, in quanto prodotto agricolo più “fortunato” in termini di marginalità, come racconta proprio l’esempio dei produttori presenti alla Slow Wine Coalition.

Una rete cui partecipano non solo i produttori, ma tutti i player della filiera, dai professionisti ai consumatori. Per questo, come ha sottolineato il Conte Francesco Marone Cinzano: “dobbiamo pensare ad una Slow Wine Coalition a due velocità: da un lato, bisogna coinvolgere i consumatori, destinatari finali del nostro messaggio. Dall’altro, dobbiamo confrontarci maggiormente sul nostro lavoro di agricoltori, coinvolgendo accademici e ricercatori. Il nucleo degli imprenditori sensibili ai principi della Slow Wine Coalition deve condividere le proprie esperienze e scambiare informazioni, visitare e scoprire insieme i territori, imparare dagli esempi virtuosi, locali e in giro per il mondo, per accrescere la nostra consapevolezza, affinare le nostre tecniche e migliorarci sempre di più”.