Risogna Vini

Pubblicato il 24 luglio 2023

Risogna Vini di Paolo Erminio D’Orazio, è situata a Orsogna, Chieti, e dal 2017 produce vini di alta qualità in Abruzzo, premiata come “Regione del vino dell’anno 2022” dalla rinomata rivista di vini americana Wine Enthusiast. Questo riconoscimento è stato attribuito alla regione per la sua eccellente produzione di vini di alta qualità e per il suo ruolo nella promozione dell’enoturismo in Italia.

Questa regione è stata la “patria dei briganti” che nel periodo successivo all’unità d’Italia, tra il 1860 e il 1870, hanno conosciuto il massimo sviluppo, in organizzazioni feroci e allo stesso tempo dedite all’aiuto delle classi sociali più svantaggiate.

Per questo Risogna Vini ha deciso di dedicare una linea di vini che parla di questa storia.

Possiamo tradurlo con “il vino dei briganti”, in particolare ci riferiamo a quelli dell’Abruzzo che nel periodo successivo all’unità d’Italia, tra il 1860 e il 1870, hanno conosciuto il massimo sviluppo, in organizzazioni feroci e allo stesso tempo dedite all’aiuto delle classi sociali più svantaggiate.

A loro è dedicato il marchio Briganti Wines, come brand esclusivo per l’America, nato da Risogna Vini di Paolo Erminio D’orazio, azienda agricola situata a Orsogna, Chieti, che dal 2017 produce vini di alta qualità in Abruzzo.

Inoltre nel 2022, l’Abruzzo è stato premiato come “Regione del vino dell’anno” dalla rinomata rivista di vini americana Wine Enthusiast. Questo riconoscimento è stato attribuito alla regione per la sua eccellente produzione di vini di alta qualità e per il suo ruolo nella promozione dell’enoturismo in Italia.

La nascita del progetto

Tutto ha inizio con Nonnina Filomena

Filomena Pace nasce nel 1907 nel paesino abruzzese di Orsogna. Cresce in una casa modesta, e a poco più di 20 anni si innamora perdutamente di un uomo molto più grande di lei, di nome Erminio.

Erminio è un direttore d’orchestra, vedovo e unico genitore di tre bambini. Molte donne non avrebbero voluto accollarsi i figli di altri, ma questo non fece indugiare Filomena. Ama e alleva quei bambini come suoi. I due si ricrearono un nido familiare perfetto, tutti i bambini aiutavano i genitori e non si alzava mai la voce in quella famiglia. Filomena aveva dei principi ben saldi che trasmise con amore ai suoi 10 figli.

Tuttavia, nonostante gli sforzi collaborativi, le bocche da sfamare erano tante e dopo la morte di Erminio, i problemi economici si fecero ancora più preoccupanti. Ci sono alcune persone che aspettano che le cose si aggiustino, i tempi migliori arriveranno…non Filomena. Una di quelle donne che non aspetta il futuro, lo crea.

Un giorno si sveglia, bacia sulla fronte i suoi figli più grandi, e parte. Non può permettersi di piangere, non c’è posto per la debolezza, non ora che il suo viaggio dall’altra parte del mondo sta per iniziare. Un biglietto di sola andata per l’America, per lei e i due figli più piccoli.

Trova lavoro in una fabbrica di abbigliamento di Filadelfia, la fatica è tanta, non conosce la lingua, ma la consapevolezza di fare la cosa giusta è più forte.

Nonnina”, che si traduce in “piccola nonna”, il soprannome datole dai nipoti, non si è mai lamentata un giorno in vita sua.

Quando morì nel 1997, Nonnina Filomena aveva 26 nipoti e molti pronipoti. L’amore di Nonnina per la famiglia è stato trasmesso per generazioni dopo la sua scomparsa. Un pezzo del cuore di Filomena rimarrà sempre ad Orsogna con i suoi amici d’infanzia e la comunità che aveva amato.

I figli e i nipoti di Filomena sono cresciuti con un grande amore per la famiglia e nel 2022 questo grande amore per la famiglia ha portato al ricongiungimento di due suoi nipoti.

La nipote di Filomena, Gabriella, e il suo fidanzato Michael sono volati in Italia per riconnettersi con cugino Paolo. Una volta arrivati scoprirono che aveva avviato un’azienda vinicola, e una volta assaggiato il vino, si emozionarono così tanto che decisero di avviare questo progetto insieme. Briganti Wines.

Perché si è deciso di dedicare una linea di vini ai briganti?

Ogni fenomeno storico ha le sue cause e le sue conseguenze, e alcune volte, queste si ripercuotono nel tempo, restando sempre attuali, come il caso dei briganti d’Abruzzo, che ancora oggi spiega la condizione del nostro Paese.

L’Italia come entità politica nazionale, fu fatta “senza gli italiani”. Celebri le parole di Massimo D’Azeglio “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani”. Il processo di unificazione fu percepito come un sopruso alle reali esigenze della popolazione (specie quella più povera) che vide nei piemontesi come degli usurpatori alla conquista del centro-sud della penisola.

Che il brigantaggio si sia sviluppato solamente nel meridione italiano dunque, non sorprende.

I briganti, dalla loro, si costituirono per rispondere a un malessere diffuso, figlio di vere e proprie ingiustizie, miseria economica e numerosi soprusi. La popolazione si costituì in bande per ribellarsi a quanto stava accadendo. Queste erano formate da contadini e disertori dell’esercito.

Uno dei fattori che influenzarono la nascita e lo sviluppo del brigantaggio, soprattutto in queste zone, fu la geografia fisica dei luoghi. L’Abruzzo è una regione piena di grotte, valli, boschi molto fitti e zone selvagge, che costituirono un ottimo rifugio per i briganti e delle trappole perfette per l’esercito sabaudo che era abituato a combattere in campi di battaglia molto diversi. Un po’ come i 300 Spartani contro l’Impero persiano alle Termopili.

Le gesta di alcuni tra i briganti più noti e temuti diventeranno ben presto il soggetto di molte leggende popolari: un rapporto di amore-odio, simpatia e timore da sempre espressione degli ambienti sociali più umili.

Briganti Wines diviene così un marchio per comunicare al mondo la nostra storia, la Bella Italia, dove l’arte, la moda, la cucina e il vino, da sempre si fanno ambasciatori de’ La dolce vita. Che tanto cara è costata ad intere masse della popolazione. I briganti ne sono un esempio.

Conosciamoli meglio questi briganti

Tra i Briganti d’Abruzzo ve ne furono alcuni più famosi. Nunziato di Mecola è uno di questi. Conosciuto come Mecola, un contadino nativo di Arielli (Chieti), che tra il 2 dicembre 1860 e il 6 gennaio 1861 capitanò una banda armata capace di trascinare con sé centinaia e centinaia di abitanti dei comuni contigui, gettò il panico i paesi di Arielli, Ari, Canosa, Tollo, Miglianico, Orsogna e Vasto in nome della restaurazione del governo borbonico di Francesco II.

Altro famoso brigante è Giuseppe Nicola Summa detto Ninco Nanco. Il brigante aviglianese partecipò a numerosi saccheggi, conquistando prima di tutto il Vulture, senza mai riuscire a prendere la sua città natia, Avigliano, poi gran parte della Basilicata, spingendosi fino all’Irpinia e alla Daunia, comandando la cavalleria dei briganti e dimostrando la sua padronanza in campo bellico. Non esitava ad aggredire le famiglie borghesi, ricorrendo al sequestro, all’omicidio e alla devastazione delle proprietà in caso di mancato sostegno.

La sua compagna, Maria Lucia Di Nella (nota come Maria ‘a Pastora), era sempre accanto a lui durante gli assalti e le imboscate. Secondo i racconti popolari della zona, quando Ninco Nanco strappava il cuore dal petto dei bersaglieri catturati, Maria gli porgeva sempre il coltello.

Ninco Nanco però si rese protagonista anche di atti generosi. Aiutava economicamente le sue sorelle, le quali versavano in condizioni misere ed essendo profondamente religioso, mandava soldi ai preti affinché celebrassero messe in onore della Madonna del Carmine, la cui effigie portava sempre con sé al collo.

Angelantonio Masini, soprannominato Ciuccolo, fu tra i più temibili briganti postunitari e tra i massimi ricercati in Basilicata.

Cresciuto nella miseria, sin da piccolo iniziò a lavorare come contadino e pastore. Era definito da fonti dell’epoca come un ragazzo prestante, di bell’aspetto e di alta statura. Raggiunta la maggiore età, venne reclutato nella fanteria dell’esercito borbonico ma disertò, e tornò al suo paese natio. Con l’Unità d’Italia e l’instaurazione della dinastia Savoia, rifiutò la chiamata alle armi e si rifugiò sul monte Volturino, formando, assieme al cugino, una banda di briganti.

Inizialmente attivo nella Val d’Agri, in seguito arrivò ad effettuare scorrerie nelle zone di Melfi, Matera e Terra di Bari, unendosi alle bande dei temibili briganti del Vulture, dove conobbe anche Ninco Nanco.

Questi personaggi storici hanno dato il nome ai vini della linea Briganti Wines.

Ma ogni storia è più avvincente se raccontata accompagnandola con un buon bicchiere di vino.