Colline Albelle

Pubblicato il 18 dicembre 2023

A Colline Albelle il profilo delle colline disegna l’orizzonte a 360°.
Il Mar Tirreno è appena dietro la curva, a 10 chilometri.
Il cielo ricama sopra questa costa nuvole veloci, notti stellate e giornate di smalto azzurro.

Riparbella, antico borgo di origine medioevale, è il perno di questo microcosmo toscano, ancora (per poco) fuori dalle rotte del turismo enogastronomico. Qui, gli ulivi e i 20 ettari di vigneti dell’azienda, sono circondati da boschi e da un reticolo di strette strade bianche. È una storia in fieri, appena cominciata. Sangiovese, Ciliegiolo, Merlot e poi Vermentino, e Canaiolo Bianco sono le tessere di questo minuscolo mosaico che punta a comporre nel tempo una gamma di vini accurati, emozionanti e autentici. A immaginarli con caparbia volontà e savoir faire, c’è una squadra giovane e internazionale capitanata da Julian Reneaud, winemaker e managing partner, francese di nascita ma toscano d’adozione.

Ma iniziamo dal principio.

Riparbella: storia, mediterraneo e natura
La costa toscana e il suo entroterra, frazionati in diverse sottozone sono ormai un lunghissimo vigneto che ha dato prova di risultati eccellenti e ha contribuito con etichette ormai leggendarie ad arricchire il gotha mondiale del vino.

La zona di Riparbella, nell’entroterra di Cecina, è una delle giovani enclave della costa che si sta facendo notare per la qualità e la personalità dei propri vini.
La sua superficie si estende per circa 20 km2 su colline dai suoli prevalentemente tufacei e sabbiosi che si alzano fino a circa 350 metri slm.
È un territorio poco antropizzato e dalla natura prorompente che negli ultimi decenni non è stata certo scalfita dalla viticoltura che, anzi, si è sviluppata ispirandosi ad un’enologia il più possibile naturale.
I suoli drenati, sabbiosi, con tanti sassi sono il filo conduttore di un territorio ad alto potenziale enologico e contemporaneamente un luogo dove si ha la sensazione di scoprire un angolo di Toscana sospeso e inedito.
L’altro filo conduttore è il colore bianco. L’antico nome di Riparbella era infatti Ripa Albella (Ripa Bianca) e proprio i suoli tufacei, chiari, a sprazzi candidi, hanno battezzato anche questa giovane realtà vitivinicola: Colline Albelle.

Dall’intuizione al taglio del nastro
Dilyana Vasileva e Irena Gergova sono donne sensibili, coraggiose e visionarie. In Bulgaria sono già appassionate produttrici di vino, insieme ai loro mariti, sia nella valle dello Struma che sulla costa del Mar Nero.
L’amore per Riparbella è stato un colpo di fulmine ed è nato nel 2016 durante una “galeotta” vacanza toscana. Prima l’incontro con Julian, l’intesa, l’idea che prende forma e poi in pochi mesi ecco individuato dove sarebbero nati i loro vini italiani.
Oggi Colline Albelle è una realtà e ha anche progetti nel cassetto.
La proprietà, infatti si completa di un grande casolare, Villa Albella, una preziosa dimora per l’ospitalità, gestita dallo chef Roberto de Franco, calabrese di origine ma anche lui molto internazionale. Dopo un percorso stellato in diversi tra i migliori ristoranti dello Stivale, come Emiliano di Stresa, chef De Franco apre diversi locali sia in Europa che nel mondo, “dove tutti – sottolinea – riconoscono il buon gusto della cucina italiana”. Dal Piemonte a Castiglioncello, dove è stato patron del Volvèr, passando da Parigi, Shanghai, Hong Kong e Singapore dove ha aperto il ristorante Zafferano nel 2012. Villa Albella “fa uso sia di prodotti d’eccellenza del territorio che di altri – spiega lo chef, che ha aperto un ristorante anche per il presidente dell’Azerbaijan.
A completare il progetto, l’inizio della costruzione di una struttura cantina – ristorante – spazio degustazione è previsto per 2024, per un’apertura nel 2025.

“La bellezza è la nostra stella polare. I miei studi artistici da una parte e l’esperienza imprenditoriale dall’altra, sono stati i principali complici di questo progetto: il cielo e il paesaggio di Riparbella ci hanno incantato come un quadro rinascimentale mentre l’assaggio dei vini che qui prendono forma ci ha fatto capire il grandissimo potenziale del territorio. Siamo felici oggi di esserne parte e speriamo che i vini di Colline Albelle possano aggiungere una loro nota personale alla qualità che già contraddistingue tutta la zona”, dice Dilyana a nome di tutti i soci.

Tra cielo e terra

I terreni e i vigneti di Colline Albelle scendono dalla cresta ai crinali di due colline e sono punteggiati di sassi chiari che, alzando appena gli occhi, incontrano il bianco delle nuvole, instancabilmente animate dalle brezze marine.
L’altitudine è intorno ai 300m. A questa “altezza” temperatura e radiazione solari si combinano armoniosamente: ad ogni 100 m di ascesa infatti, la temperatura diminuisce di 0,7 °C e, parallelamente, le radiazioni solari aumentano dell’1,5%. “Per rispondere a queste condizioni climatiche” spiega Julian Reneaud “le bucce diventano più spesse e la concentrazione in polifenoli aumenta. Ciò facilita l’estrazione di colore, offre tannini morbidi e gli aromi varietali necessari per produrre vini distintivi”.
I suoli sono ben drenati, sabbiosi, con poco contenuto di argilla o ghiaia e ad un alto contenuto di calcare. Sono terreni freschi che, continua Julian Reneaud, “ritardano naturalmente la maturazione e aiutano l’uva a sviluppare una corretta acidità… condizione necessaria per arrivare all’eleganza”.

Ma non solo. I vigneti di Colline Albelle godono anche dell’energia di profonde e vivaci acque sotterranee che attraversano la proprietà come un torrente invisibile.
Anche l’uomo fa la sua parte. I vigneti sono allevati secondo il sistema a guyot e a cordone speronato ma su queste due classiche tecniche, l’azienda lavora ulteriormente sulla selezione con una particolare azione di potatura. L’idea – studiata sul campo –  punta ad ottenere due grappoli per pianta di dimensioni minori e lievemente più tardivi degli altri. Al momento della vendemmia, saranno questi a offrire all’insieme una particolare nota di freschezza e un pH più basso.

“La natura ci serve i grappoli su un piatto d’argento… in queste condizioni, la viticoltura biologica e biodinamica è così facile che dovrebbe essere un obbligo” commenta Julian, che unitosi al gruppo, porta avanti quotidianamente il progetto. E infatti la direzione di Colline Albelle è proprio questa.
I vigneti hanno iniziato sin da subito le procedure per la conversione e con la vendemmia 2023 sono ufficialmente biologici, e biodinamici.

Mantra-sostenibilità
Nella filosofia di Colline Albelle la sostenibilità è più di una sensibilità ecologica, è una necessità imprescindibile.
“L’integrità della Terra è il futuro delle prossime generazioni e abbiamo il dovere di scegliere, per tutte le grandi e piccole azioni che compiano nella vita quotidiana e nel lavoro, quelle più “gentili” e rispettose dell’ambiente. Forse sono solo dei dettagli ma noi non vogliamo derogare a questo impegno”, afferma Irena.
Così oltre a sposare una viticoltura gentile, l’intero parco aziendale è votato alla sostenibilità. I boschi per esempio saranno custoditi secondo la filosofia di Miyawaki volta a ripristinare una fitta biodiversità, e persino il futuro orto della casa padronale, seguirà i principi della permacultura, un processo integrato di progettazione che punta ad un ambiente sostenibile, equilibrato ed estetico.
Dalla vigna alla bottiglia, tutti i materiali che entrano nel mondo Colline Albelle sono rigorosamente selezionati, su dei criteri di basso impatto ambientale, come per esempio la scelta di capsule con base vegetale (tecnologia Polynature della azienda italiana Intercap).
L’azienda comporta anche un apiario. “Nel primo anno abbiamo avuto la bellissima sorpresa di vedere tre sciami arrivare nelle nostre vigne, gli abbiamo dati casa e deciso di non prendere il miele” racconta Julian. Da tre, il primo anno, siamo arrivati oggi a più di 50 arnie in azienda. A questo ritmo, arriverà presto il tempo di una piccola produzione di miele.

2020, la prima vendemmia

La vendemmia 2020 è stata la prima prova per Colline Albelle mentre per i vigneti si è trattato di un “ritorno al lavoro” dopo alcuni anni di pausa e l’inizio, nel 2019, della conversione al bio.
L’annata 2020, tanto difficile per l’umanità, si è dimostrata benigna alla vite.
L’inverno mite e poco piovoso ha consentito una buona ripresa dell’attività biologica del suolo (non più trattato dal 2016). La primavera è stata generosa di precipitazioni che hanno integrato le riserve idriche in vista della bella stagione. Il germogliamento delle viti è stato quindi omogeneo e precoce (l’inverno caratterizzato da giornate con temperature mai troppo rigide ha aiutato) e le foglie fin da subito si sono mostrate di un verde intenso e brillante: segno di piante in piena salute.
Un giugno temperato e con diverse piogge ha accompagnato le viti nella crescita vegetativa e nello sviluppo dei grappoli, mentre il resto dell’estate è stato un classico mediterraneo: la luce non è mai mancata, qualche precipitazione, sì.
L’invaiatura è iniziata già l’ultima decade di luglio e, anche nella filosofia di mantenere una naturale freschezza, l’azienda ha scelto di attuare una vendemmia tempestiva e veloce.
La raccolta è durata infatti solo 3 giorni: 14, 15 agosto e, poi, 14 settembre.
Il 14 agosto è stato raccolto il Vermentino: “abbiamo raccolto uve di grande qualità, ricche in aromi freschi e fruttati e in uno stato sanitario perfetto, con grappoli spargoli e bel distribuiti sulla pianta” ricorda l’enologo Julian Reneaud. “Il giorno dopo, è stata la volta del Merlot che si è presentato di grande intensità e dal colore deciso, permettendoci di lavorare lentamente e a bassa intensità sull’estrazione”.
Il Sangiovese destinato a Serto è stato vendemmiato il 14 settembre offrendo uve sane e con ottime concentrazioni di
Insomma, una prima prova che ha lasciato il team tecnico soddisfatto e dà il via ad una serie di vini dal carattere ben definito, seppure a tiratura molto limitata.

2021, la conferma delle scelte ambiziosi del 2020

Inverno eccezionalmente caldo, che ha fatto partire le vigne prima del solito con un germogliamento in anticipo di 15 giorni rispetto alla media degli ultimi anni.
Il colpo di freddo di inizio aprile ha fatto dei danni sulle particelle di bassa valley, per noi a Colline Albelle, l’altitudine dei nostri vigneti ci ha risparmiato dalle perdite di rese.
L’avanza presa sul ciclo vegetativo si è allora ridotta per ritrovare le tempistiche abituali.
Il resto della stagione è stato abbastanza classico, una lavorazione adeguata ha permesso di sfruttare le piogge di giugno e di passare l’estate senza stress idrico.
Dopo 3 anni di lavorazione su delle vigne che erano state lasciate all’abbandono diversi anni, questo secondo millesimo a Colline Albelle ha dato delle bellissime soddisfazione con delle rese finalmente coerenti con l’investimento in energia e una qualità sempre più sorprendente!
Le scelte prese in vigna nel 2020 ci hanno condotto a produrre dei vini fuori dagli schemi come con Colline Albelle INBIANCO, il primo Vermentino italiano a 10% alc. e Colline Albelle INROSSO, un Merlot rivisitato con carattere ed eleganza.
Nonostante la freddolosità di certi attori del mondo del vino a queste innovazioni, e coscienti di dover creare il nostro mercato per questi vini, abbiamo deciso di confermare la nostra identità e fare dei nostri vini atipici i nostri biglietti da visita.

2022, un’annata calda e secca per dei vini sempre eleganti e freschi

Inverno molto piovoso a Riparbella che ha permesso un ottimo riempimento delle falde acquifere.
Una partenza leggermente precoce con un germogliamento fine marzo, e una crescita ottimale sotto delle condizioni perfette per la gestione in biodinamico. Sole, vento e temperature che sono rimaste sotto le medie stagionale.
L’estate pero, ha messo gli organismi alla prova. 0 precipitazioni da fine aprile fino alla vendemmia.
Vedendo i primi segni di stress idrico nel mese di giugno, abbiamo preso delle misure di riduzione dell’evapo-traspirazione con un abbassamento della superficie fogliare. Questa misura ha permesso di evitare i blocchi di maturazione, creando le condizione per una vendemmia nelle tempistiche « normale » di Colline Albelle, ovvero meta agosto.
Dopo avere aspettato le precipitazioni tutto l’estate, abbiamo finalmente felicemente vendemmiato sotto la pioggia.
La sfida per un’annata eccezionalmente calda come 2022 era di mantenere l’identità di Colline Albelle, ovvero gradazione alcolica bassa, verticalità ed eleganza. Colline Albelle INBIANCO, il primo ad uscire di questo millesimo rispetta perfettamente questa linea guida.

2023, un ottimo millesimo per i vini freschi

2023 è stato decisamente un’annata che ha messo le nostre qualità di adattazione alla prova!
Premesso che, la posizione collinare dell’azienda, a 350m s.l.m, sopra la foschia mattutina, e molto esposta al vento, offre le condizioni ottimali per la produzione di vini biologici e biodinamici e permette abitualmente di mantenere la peronospora sotto controllo con meno di 1,5kg di rame metallo ad ettaro.
E che, con delle vigne sempre in fase di ripresa dopo diversi anni all’abbandono il vigore limitato delle vigne ci offre dei grappoli spargoli, dunque molto resistenti alle malattie crittogamiche.
Il millesimo inizia con un inverno freddo ed asciutto. La salita graduale delle temperature è stata accompagnata da precipitazioni abbondati, che hanno tenuto la squadra in vigna in allerta fino a meta luglio, con due defogliature e ben 12 trattamenti.
Dopo due anni di sperimentazioni e nell’ottica di diminuire le dose di rame, il nostro protocollo di controllo della peronospora aveva incluso quest’anno l’uso dei semi di pompelmi. Le loro proprietà fungicide furono scoperte negli anni 1960 dal scientifico serbe Jacob Harich, quando si resi conto che i semi non si degradavano nel suo compost.
Per tutti trattamenti rame e zolfo (a 200L/ha), è quindi stato aggiunto 50mL di olio essenziale di semi di pompelmi, insieme ad un tensioattivo, 250mL di sapone nero (anch’esso conosciuto per le sue proprietà fungicide).
Nonostante tute queste predisposizioni, il 20% della produzione è stato perso, bruciato dalla peronospora.
Ciliegia sulla torta, vendemmia sotto pioggia. 2023, annata difficile.
Queste condizioni hanno comunque permesso di portare in cantina delle uve alla maturità perfetta per noi. Sui millesimi freschi possiamo allungare i tempi di maturazione ed ottenere una qualità di tannini molto più semplice da lavorare in affinamento.

Una collezione di miniature

Tutto l’anno, a metà tra la terra e il cielo ci sono le nuvole.
Imponenti statue bianche o delicate pennellate, sentinelle del pianeta, portatrici di pioggia (spesso preziosa) ma anche puntuali testimoni di quanto la natura sappia farsi sentire… le nuvole sopra Riparbella sono entrate delicatamente nelle etichette sia visivamente che nei nomi.
I vini principali saranno Serto, Altenubi e Halis, rispettivamente Sangiovese, Ciliegiolo e Canaiolo Bianco, sono tre importanti voci toscane in purezza provenienti da tre distinte parcelle, tre nomi che sulle bottiglie vestite di morbida carta bianca, sembrano guardare i loro vigneti dall’alto, sfumando appena dentro una nuvola di passaggio…
Nel mese di Novembre 2023, Serto si presenta per la prima volta al pubblico durante un press release al ristorante Atto di Vito Mollica al Palazzo Portinari a Firenze, e successivamente con due eventi a Milano, al ristorante Verso dei fratelli Capitaneo e al ristorante Andrea Aprea, entrambi appena riconosciuti 2 stelle Michelin.  Mentre per Altenubi e Halis l’attesa sarà un po’ più lunga e la prima raccolta di queste uve sarà probabilmente nel 2025.
A cascata la gamma presenta anche due vini nati giovani: Colline Albelle Inrosso e Colline Albelle Inbianco. Il primo è un Merlot; il secondo, una espressione di Vermentino.  Entrambi sono nati per essere di anno in anno gli interpreti più freschi e accessibili dei vigneti dell’azienda e della vendemmia, affacciandosi sul mercato sempre per primi. Per tutti i vini la raccolta delle uve è manuale e viene eseguita con la massima attenzione per portare in cantina chicchi perfettamente sani che poi fermentano a bassa temperatura e con lieviti indigeni in acciaio inox.

INBIANCO

Inbianco è un’espressione delicata del terroir, minerale e floreale. Il Vermentino viene raccolto appena maturo senza indugiare e questa tempestività consente di ottenere una gradazione alcolica leggera (10% vol.) e una beva fragrante. Le uve – per sottolineare la finezza degli aromi – vengono vinificate in acciaio prima di passare 6 mesi in barriques non tostate.

INROSSO

Inrosso vuole essere un Merlot dinamico, croccante, verticale. Si presenta con un bouquet delicato, una ricercata freschezza e una bella spalla acida sul palato che – insieme – sottolineano una struttura tannica fitta completata da aromi di frutti rossi, ciliegia e fragoline.

SERTO

Se l’idea era di rivisitare il Merlot ed il Vermentino con Inrosso e Inbianco, Serto vuole essere un’espressione più classica del Sangiovese. L’obbiettivo era di catturare e giocare con le note di foglio di pomodoro, pomodori secchi, e, con un affinamento di 30 mesi in barriques e 6 mesi in bottiglia, ottenere una struttura tannica setosa. Naturalmente ritroviamo nel Serto l’identità di Colline Albelle con un espressione comunque elegante e queste sensazioni di lunghezza e verticalità alla degustazione.

Brand identity

Nella forma del logo di Colline Albelle è condensata la nostra filosofia: produciamo vino attraverso una combinazione tra Arte, Natura e Scienza.
La “C”, ondulata come un ricciolo rococò, come un viticcio della vite o come le colline sulle quali crescono le nostre vigne, rappresenta le nostre scelte artistiche in vigna e in cantina, che permettono di creare dei vini fuori dagli schemi.
La “A”, dritta come una formula matematica, rappresenta il nostro lavoro nel creare le condizioni di un equilibrio perfetto, in vigna e nel bicchiere.
Eleganza e verticalità. Come i nostri vini.

Quando si è trattato di costruire l’identità del nostro marchio, abbiamo subito visto nelle nuvole l’entità più precisa per rappresentare il nostro approccio. Ecco perché.

Soggettività.
Ci sono molte teorie sulla degustazione del vino ma essa resta un’interpretazione molto intima e personale. Ognuno può percepire aromi diversi a seconda della propria cultura, storia e persino umore. Vediamo qui un parallelo con la pareidolia, questo affascinante fenomeno psicologico che consiste nella illusione di vedere volti non reali negli oggetti di uso quotidiano.
Di un vino o di una nuvola ognuno avrà la propria interpretazione, e… non esiste una risposta giusta o sbagliata. Questo è ciò che rende l’esperienza così unica!

Purezza.
Le nuvole sono la forma più pura dell’acqua.
Il nostro approccio a Colline Albelle è quello di effettuare selezioni di singoli vigneti. Nessun blend. Inbianco è un Vermentino in purezza. Inrosso è un Merlot in purezza.
Un vigneto, una varietà, un’annata. Questo è ciò che facciamo.

Verticalità e leggerezza.
Ci piace definire i nostri vini come verticali. Aromi delicati e peculiari, tensione e ovviamente il richiamo a finire la bottiglia con le nostre cuvée a bassa gradazione alcolica.