Cantine Settesoli: il futuro nella cooperazione sostenibile

Pubblicato il 17 giugno 2021

Famiglie, economia circolare e ambiente, i punti di forza del modello di sviluppo di Cantine Settesoli

La terra come motore che genera cultura, che a sua volta genera valore: il circolo virtuoso di Cantine Settesoli, a 62 anni dalla sua nascita, porta oggi frutti maturi. La cooperativa siciliana parte dalle sfide di virtuosismo ambientale e responsabilità sociale per scrivere una nuova pagina della sua storia. Un progetto a lungo termine, in cui l’economia circolare e l’attenzione al territorio avranno un ruolo sempre più importante.

Nata nel 1958 dall’intuizione di un gruppo di viticoltori menfitani, Cantine Settesoli fin da subito non fu solo una cooperativa a cui conferire l’uva ma un’organizzazione che trasformava il prodotto in un bene di maggiore valore economico: il vino. L’indotto creato sul territorio menfitano si è sviluppato negli anni, fino a dare vita ad una vera economia parallela perfettamente integrata con il territorio e nella produzione vinicola: dalla vendita di sfuso si passò, nel 1974, a confezionare parte della produzione, con i primi vini in bottiglia esportati anche all’estero, sotto la guida dell’allora presidente Diego Planeta.

1999: Nasce Mandrarossa

L’evoluzione successiva è datata 1999, anno di nascita del marchio Mandrarossa: oggi pluripremiato top brand di Cantine Settesoli rivolto esclusivamente al canale distributivo Horeca e molto legato alla sperimentazione, attentissimo alla gestione del vigneto e alla qualità dell’uva, figlio della selezione di 500 ha su 6000 ettari di coltivazioni.

“Abbiamo una nuova cantina dedicata esclusivamente a Mandrarossadichiara Giuseppe Bursi, Presidente di Cantine Settesoli dal dicembre 2017 - un edificio sostenibile e ben inserito nel contesto ambientale che ci permette di alzare la percezione del nostro brand. Vogliamo smentire il luogo comune per cui una cooperativa non può fare vini di qualità: non solo siamo convinti del contrario, lo vogliamo dimostrare. Siamo una delle più importanti cooperative vinicole europee, con export in oltre 40 paesi nel mondo, fra cui Stati Uniti e Giappone, garantiamo al consumatore un livello qualitativo elevato al giusto prezzo”.

L’economia circolare e lo sviluppo sostenibile

Cantine Settesoli produce vini di qualità dalla forte identità territoriale, anche biologici, e costituisce un modello di gestione etica della cantina intesa come comunità, punto di riferimento economico e sociale di un intero territorio. Si può parlare di sostenibilità a 360°: grazie alla cooperativa, 5000 famiglie dislocate su nove comuni e tre provincie possono lavorare con la prospettiva di un futuro più roseo. Nella cooperativa, il concetto di sviluppo sostenibile è un’introiezione culturale che va accettata, condivisa in ogni suo aspetto e praticata da ogni socio, a partire proprio dalla gestione agricola del territorio.

Le nuove tecniche di gestione del lavoro in vigna – come la lotta integrata, la potatura conservativa con il metodo Simonit & Sirch – e l’impiego di risorse locali (98% del totale) sono fondamentali per valorizzare al massimo la qualità dell’uva, nel rispetto dell’ambiente. Sulla base dei dati raccolti nei vigneti da EnoGis – sistema agronomico computerizzato con capannine meteorologiche – ai soci vengono diramati bollettini settimanali per compiere specifiche operazioni laddove sussistono le condizioni; è così possibile monitorare gli attacchi di peronospora, avvantaggiarsi in caso di fenomeni climatici critici, controllare le vendemmiatrici e la loro velocità.

Il biologico, un cambiamento culturale per il futuro

Apripista del biologico e prima cantina cooperativa ad aver ottenuto il riconoscimento Viva, la certificazione di sostenibilità del vino, Cantine Settesoli è stata fra le prime realtà che hanno aderito a British Retail Consortium ed EU Organic. Di 6000 ettari complessivi, ben 908 sono a conduzione biologica, numeri che testimoniano la crescente consapevolezza e attenzione dei produttori che rinunciano ai prodotti sistemici e di sintesi. Da un lavoro incessante in questa direzione è nata Jummare, una linea di vini esclusivamente biologici. L’assistenza agronomica e tecnica raggiunge in modo capillare tutti i 140 soci in conduzione biologica, potenziando la rete di competenze con ben cinque agronomi a loro volta supportati da una consulenza esterna.

La cooperazione come modello per le nuove generazioni