Tenute toscane e il viaggio nel Sangiovese di Bruna Baroncini

Pubblicato il 10 giugno 2022

Bruna Baroncini dice che “avere a che fare con il Sangiovese è come avere a che fare con un Uomo. Potrebbe anche essere Donna, perché no, ma io lo immagino Uomo. Nel Morellino è il ragazzino, impetuoso, un po’ acerbo, curioso. A Montepulciano è adolescente, è scalpitante come un cavallo selvaggio, ha davanti a sé tutte le possibilità del mondo. Nel Chianti è l’età adulta, è quando coniuga equilibrio e forza, morbidezza e persistenza. Nel Brunello è il Sangiovese alla sua piena maturità, insieme fragoroso e saldo, saggio e sicuro di sé, ancora con tutta la potenza degli anni migliori. E poi ha le potenzialità per una vita lunghissima”.

Ecco perché per Bruna Baroncini, una vita nel mondo del vino, il Sangiovese è stato il compagno di viaggio ideale, del resto alla sua casata, già accreditata come produttrice di vino nel Liber Aetatum del 1489, archivio storico di San Gimignano, la bevanda cara a Dioniso scorre decisamente nelle vene. La carriera di Bruna inizia proprio nei possedimenti di famiglia, al Podere Torre Terza, dove la famiglia produceva Vernaccia ma sognava già il Chianti Classico, la tipologia che il padre di Bruna considerava il Paradiso Perduto. Una famiglia peculiare, quella di Bruna, dove storicamente sono le proprio le donne a curare le vigne. Come già, prima di lei, nonna Gina, e ancora mamma Ilva, e come (forse) sarà per la piccola Bianca Apollonia, figlia di Samuele, il nipote, che da qualche anno la affianca in azienda. Fatalmente, la prematura morte del padre, nel 1987, significa per Bruna rinunciare al sogno di diventare medico ma le fa scoprire la vocazione di una vita. Bruna sa che le parole di suo padre non erano predizioni arcane ma visioni nitide: proprio nel Sangiovese è deposto lo scrigno della saggezza che la sua famiglia va inseguendo da sempre. Nel 1995 acquisisce Il Faggeto, a Montepulciano, che rappresenta il primo territorio dove inizia a sperimentare con il vitigno principe di queste terre. Nel 1997 è la volta della Maremma, nella fattispecie Magliano in Toscana, con l’acquisto di Fattoria Querciarossa, dove la sfida di interpretare il Sangiovese in tutte le sue sfumature si impreziosisce ed acquista significato. Nel 1998 è la volta dell’approdo al main stage, l’ambizione massima, ovverosia il Brunello, con l’acquisizione di Tenuta Poggio Il Castellare. Nel 2003, poi, la famiglia Baroncini completa il suo parco di offerta sul Sangiovese, nel contempo realizzando le visioni del padre di Bruna, con l’acquisto di Tenuta Casuccio Tarletti, a Castelnuovo Berardenga, versante Chianti Classico.

Nobile, Morellino, Chianti, Brunello, quindi, in letture rispettose della varietà e punto di incontro tra equilibrio e tensione, ma anche Vernaccia, Vermentino e seminali interpretazioni di internazionali in declinazioni di pregio, che denotano spinta sapida e raffinata eleganza. Nessuna sgarbatezza consentita, come nel carattere di Bruna.

Vini che impressionano per l’equilibrio delle componenti e che non risultano mai appesantiti, eccessivi o eccessivamente meditativi. Di pronta beva, originali, dotati di complessità e tridimensionalità, segno distintivo di vocazione e passione lunghe una vita.

FATTORIA QUERCIAROSSA

MORELLINO DI SCANSANO DOCG RINALDONE DELL’OSA

La storia del Morellino di Scansano DOCG, di suo relativamente recente, affonda le radici nell’antichità. Numerosi ritrovamenti archeologici risalenti al periodo etrusco, soprattutto nelle zone di Scansano e nella valle dell’Albegna, dimostrano come la locale produzione della vite fosse un elemento fondamentale.

Tutta l’essenza del Morellino di Scansano ritorna in questa lettura di Fattoria Querciarossa, la realtà di Tenute Toscane collocata tra Magliano in Toscana e il mare di Talamone, un luogo incantato e fascinoso abitato fin dall’età del bronzo, come conferma la Tomba dell’Arciere, rinvenuta proprio a fianco della cantina. Il Morellino di Scansano DOCG Rinaldone dell’Osa è prodotto da uve Sangiovese, con partecipazione di Alicante e Ciliegiolo, fermentate ed affinate in vasche di acciaio inox con 5-6 giorni di contatto con le bucce, ha naso di ciliegia e ribes rosso, con tocchi di rabarbaro ed eucalipto. Bocca di spessore e croccantezza, con tannini iodati e finale persistente, con ritorno balsamico.

CASUCCIO TARLETTI

CHIANTI CLASSICO DOCG

Il Chianti Classico è il vino prodotto fin dal 1932 in una ben precisa area della Toscana che peraltro, alla luce dei documenti più recenti, coincide con la stessa zona in cui la produzione era attestata nel 1300. Un viaggio di incredibile profondità nella tradizione vitivinicola toscana, con alcune delle sue incarnazioni più emozionanti. Circa 7200 ettari totali quelli vitati, divisi nei classici 8 comuni storici del Chianti, un territorio tuttora coperto per i 2/3 da boschi.

Il Chianti Classico di Casuccio Tarletti viene vinificato in acciaio ed affinato parte in botte grande di rovere di Slavonia da 50 hl e parte in tonneau per 14-16 mesi, riposando per ulteriori 4 mesi in bottiglia. Un vino raffinato ed equilibrato, che sa di mora e mirtillo, con tocchi di maggiorana e bella iodatura, chiudendo su note di liquirizia. La bocca è succosa e di bella compattezza, i tannini iodati, la persistenza lunga, con finale fruttato.

TENUTA POGGIO IL CASTELLARE

BRUNELLO DI MONTALCINO DOCG CASTELLARE

La piena maturità e la più alta incarnazione del Sangiovese avviene a Montalcino. Un territorio dalla tradizione vitivinicola lunga 2000 anni ma soltanto di recente approdato alla consapevolezza. Tra i misteri e le leggende che popolano questa boscosa ‘collina diffusa’ ampia 24.000 ettari, di cui soltanto il 15% vitati, la più affascinante riguarda proprio questo vino, dotato di longevità incredibile ma capace di sorprendere ed emozionare fin dalla prima olfazione.

Quello di Tenuta Poggio il Castellare è un Brunello da uve Sangiovese Grosso in purezza, da vigne orientate a sud-est, ad altezza di circa 350 metri slm, coltivato a cordone speronato su sottosuolo limoso-argilloso, con densità di circa 3800 piante/ha e resa di 45 q.li/ha. Vinificato in acciaio, con macerazione di circa 12 giorni sulle bucce, affina per 24 mesi in un mix di botti piccole, tonneau e barrique, utili ad ottenere un vino raffinato, dal naso di amarene e foglia di pepe, con tocchi mentolati e finale di eucalipto. La bocca è densa e compatta, con ritorno fruttato-officinale.

IL FAGGETO

VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO DOCG PIETRA DEL DIAVOLO

La denominazione Vino Nobile di Montepulciano viene utilizzata per la prima volta in un documento del 1757, mentre nella fase di passaggio alle denominazioni di qualità il Vino Nobile fu uno dei primi a potersi fregiare prima della DOC (1966) poi, addirittura, fin dal 1980, il primo in assoluto ad approdare alla DOCG.

La versione de Il Faggeto riassume tutte le qualità delle straordinarie uve poliziane: blend di 90% Prugnolo Gentile, 5% Canaiolo e 5% Mammolo, fermentato in acciaio e affinato in botti di rovere da 30 hl. Naso complesso e sfaccettato, marasca in confettura, tocchi di alloro, sfumature floreali, di gardenia, grande spunto balsamico e sentori di sottobosco. La sorsata è densa, i tannini salati, la bocca croccante, vellutata, di bella persistenza.