Un abito che descrive il vino che veste

Pubblicato il 29 dicembre 2021

Beconcini racconta il suo vino attraverso le nuove etichette studiate ad hoc

MaurLeo, Reciso, Ixe e VIGNAleNICCHIE, sono i vini della azienda Pietro Beconcini che oggi cambiano volto per raccontare la loro storia. Eva Bellagamba, marketing director dell’azienda e moglie di Leonardo Beconcini, ha condotto lo studio dei materiali e delle forme che costituiscono le etichette.

«Sono nate in anni diversi, in momenti diversi e senza un progetto grafico a priori che le conformasse ad uno studio coerente progettato a tavolino, ma solo sulla nostra emozione del momento – ci spiega Eva- il restyling non ha voluto stravolgerle perché sono sul mercato da tanto tempo e i nostri clienti vi sono affezionati. Abbiamo soltanto voluto evidenziare la storia che va al di là del sorso, che accomuna questi vini. C’era bisogno di un abito ad hoc, che descrivesse il vino che veste».

È infatti “l’emozione” un elemento fondamentale per i componenti della azienda Beconcini,

Leonardo e Eva, si definiscono «due facce della stessa medaglia, come lo Yin e lo Yang», l’uno solare ed espansivo, l’altro più riservato  ed  introverso  che  si uniscono e  si  completano  in una unione energetica. Questa filosofia, ed  energia,  la riportano anche nella descrizione dei vini: quelli che testimoniano la tradizione familiare e territoriale, “vestono” in bianco e si differenziano da quelli “innovativi” caratterizzati dall’etichetta nera. L’uva Sangiovese si fa portavoce della territorialità e della tradizione, mentre il Tempranillo è senza dubbio il tratto innovativo della azienda, che ha sempre come filo conduttore la passione per la ricerca e l’amore per le proprie radici. Ecco che il cerchio si chiude.

La tradizione

La famiglia Beconcini è proprietaria dell’azienda di San Miniato da quattro generazioni. Fu il capostipite, Giuseppe Beconcini a comprare quella stessa terra che per anni aveva lavorato come mezzadro alle dipendenze dei marchesi Ridolfi. Nel 1960 Pietro Beconcini dà una svolta alla attività, richiamato da quell’intuizione del Genius Loci: specializza l’azienda nella coltivazione delle vigne, produce Chianti in fiasco per tutta la sua vita e chiama questo chianti Maurleo, dall’unione dei nomi dei figli Maurizio e Leonardo. Quando Leonardo crea un blend 50% Sangiovese e 50%

Malvasia Nera nel 1997, vuole

rispolverare il nome del chianti di Famiglia, in ricordo del padre e del vino che aveva aiutato a confezionare tante volte da piccolo. Nel restyling sono messe in evidenza la M e la L per raccontare da dove deriva il nome dato a questo vino, mettendo  l’accento sulle iniziali dei due nomi. Il MaurLeo adesso è Terre di Pisa DOC e si è aggiunta una percentuale di Colorino.

Il passaggio verso l’innovazione

Riprende la stessa tonalità bianca e la stessa disposizione delle forme di MaurLeo anche Reciso ma, per questo, è Leonardo a raccontarne la storia.

Era il 1990 quando subentra  al padre nella gestione dell’azienda, ferma la produzione aziendale per cinque e la riprende nel 1995, anno   della   prima   annata  di Reciso. Questo nome racconta una particolare operazione in vigna inventata da Leonardo ed effettuata prima della vendemmia.

Questo procedimento è sempre stato raffigurato nella etichetta che è la più rappresentativa della azienda, oggi molto più lineare nei colori e nelle geometrie, nel punto in cui questa è “recisa” quasi a metà, aprendosi sul vetro della bottiglia.

L’innovazione

Si discostano dalla tradizione Ixe e VIGNAleNICCHIE: a simboleggiare questo passaggio l’etichetta dall’aulico bianco si immerge in un nero deciso con scritte in rosso e in argento.

La loro storia infatti deriva da molto lontano. È ipotizzabile che durante i pellegrinaggi lungo       la via Francigena che porta a Roma, si sia seminata la vite Tempranillo e diffuso la pianta nelle vicinanze di San Miniato, seminandola, come era usanza dell’epoca.

Ebbene è stato durante gli studi condotti in vigna da Leonardo, che ad un certo punto risultano 213 ceppi di cui non si conosce la specie. Per distinguerli  dagli altri ceppi presenti nel vigneto Leonardo li identifica con il nome “X” e iniziano delle collaborazioni con vari istituti e università di agraria per studiare questi ceppi  molto antichi.

VIGNAleNICCHIE nasce proprio da questo vitigno storico prephilloxera. Le uve Tempranillo vengono raccolte meticolosamente in cassettine e poi le uve vengono lasciate appassire per un mese in un ambiente    molto  arieggiato.

Dopo aver esperito la vinificazione in cemento, si passa all’affinamento in botte piccola in rovere francese per 24 mesi. Nell’etichetta si distinguono due conchiglie (dette appunto “nicchie” in dialetto toscano) allegoriche della composizione del terreno minerale, con argille bianche molto compatte e fossili marini di età pliocenica.

Ixe, anche questo un Tempranillo in purezza, nasce dalle vigne nuove che hanno dai 10 ai 24 anni di età, con questo nome si ricordano gli anni passati quando del vitigno “misterioso” non si era ancora ricostruito il DNA.

La scoperta del vitigno straniero viene inaugurata con il decreto 2754 del giugno 2009 grazie a Pietro Beconcini: il Tempranillo nero viene iscritto all’albo della Toscana.

«Nelle vecchie etichette mancava un filo conduttore chiaro che facesse capire la nostra “unita dualità”, siamo tradizione e innovazione che vengono unite dalla passione per il nostro vino, la nostra terra e la nostra storia, tutta da raccontare» Leonardo.

Infine, l’azienda ringrazia di cuore Lunalibera Design di Piccioni Andrea, a cui va il merito di aver realizzato delle bellissime fotografie delle etichette Beconcini, con passione e grande professionalità sapendo dare risalto a tutti i dettagli accuratamente studiati da Eva e Leonardo.