Vinchio Vaglio: premio “Il Ramarro” conferito al presidente Lorenzo Giordano

Pubblicato il 14 ottobre 2022

L’Associazione “Davide Lajolo” ha deciso di conferire al Presidente della cantina Vinchio Vaglio Lorenzo Giordano il premio “Il Ramarro”. Nome curioso per un premio, ma che ha una precisa motivazione: il nome Lajolo deriva dal termine dialettale “Lajeu” che indica appunto il ramarro, animale che viene dalla preistoria e che ha rischiato l’estinzione. Oggi è tornato ad essere presente nella Riserva naturale della Val Sarmassa, area protetta per lo più viticola e boschiva fortemente voluta anche dalla Cantina di Vinchio Vaglio e dal suo presidente. L’Associazione sceglie ogni anno “personalità che si siano distinte nel mondo della cultura, del giornalismo, dell’arte, della tutela e valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente, con profondo senso civile alle quali dare il premio intitolato allo scrittore e politico Davide Lajolo originario di Vinchio”. Lo stesso premio è stato conferito a personalità di rilievo le più variegate: dal cantante Roberto Vecchioni alla giornalista Concita De Gregorio, da Luigi Veronelli e Carlin Petrini a Lella Costa passando per l’enologo Giuliano Noè e Giancarlo Caselli procuratore capo del Tribunale di Torino. C’è da esserne davvero orgogliosi.   Si tratta di un riconoscimento anche alla cantina Vinchio Vaglio che in questo territorio sta investendo sul futuro; dapprima puntando sul vitigno Barbera, poi sulla tutela e lo sviluppo di paesaggio e territorio e, oggi, sull’accoglienza del cliente. Ed è grazie alla presenza della cantina se i piccoli viticoltori hanno potuto continuare a produrre Barbera e se le impervie colline di questa zona, che rischiavano di diventare solo boschi con conseguente perdita della biodiversità, sono state riconosciute Patrimonio Unesco. Davvero lungimirante inoltre che nel 1986, quando la filosofia comune era di estirpare i vigneti vecchi sostituendoli con impianti nuovi, con cloni diversi nella speranza che la maggior produttività, rispetto alle vigne più vecchie, risolvesse il problema del reddito, Vinchio Vaglio decidesse anche di individuare i migliori vigneti con età superiore ai 50 anni e iniziasse a produrre un vino che fin da allora si è chiamato “Vigne Vecchie”. Un successo confermato nel tempo che, nel 2009 in occasione dei 50 anni di vita della cantina, si è sdoppiato con un secondo vino dal nome “Vigne Vecchie 50°” che proviene dagli stessi vigneti. Mentre il primo affina in legno e quindi racconta la Barbera e la sua longevità, la complessità di profumi e struttura, il secondo sceglie la freschezza e l’eleganza di una Barbera giovane. Quegli stessi vigneti, alcuni ancora presenti hanno oggi più di 80 anni, richiedono un’attenzione sempre maggiore. Le poche uve da essi prodotte, ma di grande qualità e dalle caratteristiche del tutto particolari, riescono a garantire un reddito ai viticoltori che contribuiscono a mantenere inalterato nel tempo questo splendido paesaggio.

Oggi il mondo del vino riconosce il valore di questi vigneti e ne sono prova, tra gli altri, in Italia il “Censimento delle vigne vecchie” intrapreso dalla rivista Civiltà del Bere e in UK il progetto “The Old Vine Conference” nato dall’idea di alcuni MW il quale coinvolge prestigiose cantine in tutto il mondo che possono vantare vigneti molto vecchi ancora in produzione. In entrambi i casi Vinchio Vaglio è stata invitata ad essere parte attiva. Prestigiosi riconoscimenti arrivano anche per altri vini come la Barbera D’Asti Superiore “I Tre Vescovi” selezionata dall’American Airlines per essere servita sui propri voli ma anche per il lavoro in generale della cantina, come rimarcato dalla prestigiosa rivista di lingua tedesca Weinwirtschaft che ha assegnato a Vinchio Vaglio il 4° posto tra le migliori cantine cooperative italiane.

Vinchio Vaglio è un esempio di cantina cooperativa che sa essere impresa e contemporaneamente difende il proprio territorio.

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