Un tempo si diceva “il vino fa buon sangue”, assioma legato soprattutto al potere energetico dell’alcol, ma attualmente le conoscenze sulla composizione degli organi della vite sono tanto complesse da annoverarla fra le piante medicinali nell’elenco specifico del Ministero della Produzione Agraria Alimentare e Forestale.
La prima ragione parte dalla scoperta negli USA del resveratrolo (1976), estesasi poi negli anni successivi, giungendo all’individuazione di ben 41 molecole affini e biologicamente commutabili in resveratrolo (durante la fermentazione alcolica dovuta ai lieviti e sopratutto nella malolattica dovuta ai batteri), facente parte della famiglia delle viniferine o stilbeni, chimicamente appartenenti al gruppo dei polifenoli (come gli acidi fenolici, gli antociani e i tannini), composti di resistenza della vite e per l’uomo. Tutti i polifenoli della vite rientrano nella nutraceutica, ma l’interesse salutistico umano recente è tuttavia correlato al resveratrolo e agli altri stilbeni della buccia delle bacche nere o rosse e dei loro vini. Senza entrare nei dettagli della biosintesi degli stilbeni, poggiantesi sulla reazione della vite ai parassiti (funghi), agli stimoli abiotici (raggi ultravioletti, ozono, molecole chimiche, ferite, ecc…), si fa rilevare che il resveratrolo e gli altri stilbeni si depositano non solo nella buccia, ma anche negli altri organi, quali foglie, vinaccioli, tralci, fusto e radici. Molti centri nutraceutici italiani ormai propongono l’ampelo e la vinoterapia, a base di consumo d’uve da tavola, applicazioni alla pelle di bucce, estratti di vinaccioli, bagni di vino rosso, benefici contro l’invecchiamento della pelle, antirughe e antiossidanti. Mantengono soprattutto la pelle giovane. In Turchia, Grecia e nel Medio Oriente da secoli le foglie di vite si consumano per gli involtini. Secolare è la “cura dell’uva” dell’Alto Adige, con la quale si giunge gradualmente al consumo di alcuni kilogrammi d’uva al giorno (sino a 5 kilogrammi di Schiava). Le ricerche mediche che hanno condotto alle terapie nutraceutiche moderne sono nate quando i farmacologi americani hanno scoperto che i guaritori o santoni giapponesi e cinesi somministravano una polvere di radici di poligonacee (Poligonum cuspidatum e altre) a soggetti aventi malattie cardiocircolatorie e infarti. Nacque il “French Paradoxe”, venne confermato l’effetto antiaggregante piastrinico e quello antiossidante del resveratrolo. I farmacologi americani fecero le analisi dei vari alimenti e trovarono nel vino rosso il resveratrolo, che avevano identificato nella polvere cinogiapponese. Il resveratrolo della vite è molto più efficace in presenza degli altri polifenoli, che esercitano protezione antiossidante e un’interazione a livello cellulare. Gli stilbeni agiscono attivando infatti le cellule umane per via genetica ed enzimatica, come hanno rivelato ricerche internazionali, tra le quali alcune anche italiane. Come conclusione, vorremmo proporre il ritorno alla formula orientale, basata sull’uso delle radici, in quanto quelle della vite sono gli organi di stoccaggio più ricchi di stilbeni e resveratrolo di questa pianta. Si può pensare all’uso come polvere in bustine, pomate, pillole o altri prodotti dell’igiene personale (saponi e via dicendo). Sinora le radici sono state erroneamente trascurate, forse ignorando il loro contenuto di stilbeni o pensando di doverle recuperare scavando il terreno dei vigneti adulti, mentre è possibile ottenerle facilmente dalle barbatelle vivaistiche. Le radici contengono altri composti utili (idrati di carbonio, minerali, polifenoli, ormoni, enzimi, fibre e così via), che andrebbero ben inquadrati con un’idonea ricerca specializzata dell’industria farmaceutica, che in Italia già distribuisce pillole al resveratrolo. Nei centri di benessere l’uso delle terapie nutraceutiche a base di composti derivanti dalla vite medicinale è abbastanza conosciuto, ma rimane nella sfera elitaria, mentre l’informazione potrebbe allargare questi impieghi e contribuire a elevare i consumi di vino e degli altri organi della vite (specie le bucce), spesso considerati residui da dedicare alla concimazione o peggio da inviare alla distruzione, come i residui urbani.
[...] Vino e salute: la vite come pianta medicinale (Oinos, Vivere di Vino); [...]